Tappa breve, di medio dislivello e priva di difficoltà, con cui ci portiamo sul versante settentrionale del Monte Vulture passando attraverso un bellissimo bosco di castagni.
La tratta rappresenta una variante al Sentiero Italia (che da Melfi punta direttamente su Venosa), qui preferita per l'interesse paesaggistico dei Laghi di Monticchio e del Monte Vulture.
Segnaletica discontinua; bene monitorare la traccia GPS.
Lungo la via si possono incontrare cani randagi, generalmente mansueti: prestare comunque attenzione.
Punti acqua assenti.
Lasciamo Melfi da Porta Venosina, percorrendo la strada asfaltata su marciapiede e superando la stazione ferroviaria. Dopo la ferrovia, continuiamo su asfalto e attacchiamo la lenta salita (500 m D+ circa) verso Femmina Morta. Laddove la strada lascia il posto a una carrozzabile, ci troviamo all'interno di un castagneto ben curato.
Giunti in località Femmina Morta (troviamo delle antenne satellitari), oltrepassiamo una recinzione di filo spinato e prendiamo la carrareccia verso destra; il panorama si apre e ammiriamo il Vulture e le montagne lucane. Attacchiamo a scendere (500 m D- circa), con pendenza talvolta importante (da valutare, in caso di pioggia).
Giunti alle prime case di San Giorgio di Melfi, ci immettiamo sulla strada asfaltata verso sinistra e proseguiamo a scendere fino a Monticchio Bagni, superando nel mentre lo stabilimento dell'Acqua Gaudianello. Proseguiamo ancora su strada asfaltata, risalendo (150 m D+ circa) fino all'Agriturismo Il Riccio.
Nella seconda metà dell'Ottocento la tenuta di Monticchio diventò proprietà della famiglia marchigiana dei Lanari che praticò una vera e propria colonizzazione dell'area del Vulture, portando numerosi nuclei familiari provenienti dalle Marche ai quali veniva offerta un'ampia casa colonica con stalla, magazzino e campi da coltivare.
Si formò una sorta di colonia autosufficiente dotata di tutti i servizi e col passare degli anni si trasformò in una operosa area produttiva. Fronteggiò gli ultimi residui del brigantaggio post unitario e portò una forte innovazione nell'agricoltura e nella zootecnia: molti dei castagni che oggi troviamo sul Vulture furono voluti proprio dalla famiglia dei Lanari, così come la commercializzazione delle acque.
Durante l'occupazione nazista i nazisti uccisero a sangue freddo 18 Rioneresi: l'episodio è ricordato come la strage di Rionero.
I Tedeschi in ritirata distruggevano le scorte alimentari perché non cadessero in mano degli Alleati, così la popolazione prese d’assalto i magazzini del paese e questo provocò la violenta reazione dei Tedeschi, che rastrellarono e uccisero 18 civili; uno solo tra i fermati, creduto morto mentre era svenuto tra i cadaveri dei suoi compaesani, sopravvisse.
La zona del Monte Vulture fu interessata dal fenomeno del brigantaggio post-unitario: era un punto strategico, un luogo sicuro dove nascondersi e controllare il territorio.
Rionero ha dato i natali ad uno dei più famosi briganti del Centro-Sud, Carmine Crocco. Dopo essere finito in carcere per aver ucciso un signorotto che infastidiva sua sorella, partecipò alla spedizione garibaldina dei Mille in cambio della promessa di amnistia. Caduto il Regno delle Due Sicilie, la promessa non fu mantenuta. Con l’aiuto di nobili filoborbonici, Crocco riuscì ad evadere... così nacque la leggenda cosiddetto Napoleone dei Briganti.
Era a capo di un esercito di 2.000 briganti (nullatenenti, ex-militari dell’esercito borbonico) e, grazie all'esperienza maturata sul campo di battaglia e a una spiccata intelligenza, si rivelò un abile e temuto condottiero. Forte era il consenso popolare di cui godeva e questo gli consentì ben presto di controllare saldamente la zona del Vulture, dell'Irpinia e della Capitanata, dichiarando decaduta l’autorità Sabauda. L’occupazione di Melfi preoccupò molto il Regno d’Italia e Garibaldi in persona ne fece menzione durante un’ interpellanza parlamentare.
Col tempo però l'esercito sabaudo si rafforzò, alcuni compagni tradirono e fu così che, dopo anni di successi, l'avventurosa e controversa vita del brigante Crocco terminò nel carcere di Portoferraio, sull'Isola dell'Elba. Condannato a morte, la pena venne infine convertita in ergastolo.
Tra i comuni di Atella e Rionero è presente il complesso archeologico di Torre degli Embrici, una villa romana molto vasta e importante che sopravvisse come fattoria fino al XIII secolo. I ritrovamenti in quest'area, d’altra parte, sono sorprendenti: i primi insediamenti risalgono ai Lucani del IV secolo a.C..
Nella frazione di Monticchio Bagni è presente lo stabilimento della Gaudianello, un’acqua effervescente definita da alcuni lo “champagne" delle acque minerali.
La sua qualità è stata certificata anche da Altroconsumo nel 2005, quale migliore di tutte le acque effervescenti naturali. La Gaudianello commercializza sia l'acqua naturale, chiamata leggera, sia l'effervescente; c'è anche un terzo tipo di acqua, quella ferrosa che non è in commercio, ma si può bere dalle fontane locali.
Uno dei primi tipici sono gli strascinati, una pasta la cui lunghezza dipende dalle dita usate per stirarli (solitamente o due o tre); l'abbinamento perfetto è con il tradizionale peperone crusco ammollicato.
I peperoni cruschi sono il prodotto gastronomico simbolo della Basilicata.
Si tratta dei peperoni tipici di Senise, lasciati essiccare per essere mangiati secchi come snack, scottati in olio per aumentarne la croccantezza, o ammollicati per insaporire i piatti. Vengono anche chiamati l'oro rosso della Basilicata.
Il baccalà alla traniera (chiamato così perché “trainato” con i muli) fa parte della tradizione lucana: era uno dei pochi pesci che si poteva conservare in queste zone.
Viene servito con il peperone crusco e olio all'aglio.
Agriturismo Il Riccio, sulla strada verso i Laghi di Monticchio (circa 3 km prima). Tel. 348 386 7677
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!