Tappa di media lunghezza e percorrenza scorrevole; attraversiamo la Valle del Tronto e passiamo dal Parco dei Sibillini al Parco dei Monti della Laga, rientrando in territorio marchigiano dopo la breve parentesi laziale di Accumoli.
La traccia originale del Sentiero Italia passa per i borghi di Capodacqua e Tufo, attualmente inagibili a causa del sisma: si raccomanda di seguire la traccia qui fornita.
La segnaletica lungo il percorso non è sempre presente; i segnavia sono presenti, ma non sempre evidenti: bene tenere d'occhio la traccia GPS.
Unico punto d'acqua pochi km prima di arrivare a Colle d'Arquata, sulla strada asfaltata che la precede (una volta raggiuntala dal sentiero, bisogna seguirla verso sinistra per circa 200 m, anziché svoltare subito a destra come da traccia).
Lasciamo l'Agriturismo Alta Montagna Bio e prendiamo la carrozzabile appena sopra, verso destra. Seguiamo la carrozzabile a lungo, a mezzacosta, con leggeri saliscendi, perdendo appena quota. Dopo 4 km scarsi, superata la Fonte Martina, attacchiamo la discesa (300 m D- circa) verso Grisciano, alternando a una vecchia mulattiera nel bosco tratti di sentiero più ripido, fino ad arrivare a una strada asfaltata che prendiamo verso destra; riprendiamo il sentiero a sinistra per tagliare il tornante e scendiamo velocemente a Grisciano.
Superato il ponte e le poche case, ritorniamo su sentiero e iniziamo la lunga salita (300 m D+ circa) verso Colle. Avanziamo nel fitto bosco costeggiando un muretto a secco che un tempo segnava il confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie. La salita talvolta tira, ma non presenta particolari difficoltà.
Giunti sulla strada, possiamo trovare una fonte d'acqua svoltando a sinistra e proseguendo per poche centinaia di metri. Tornati sui nostri passi proseguiamo sulla strada in piano fino alla chiesa di San Silvestro, puntellata dopo il sisma; una brevissima discesa ci conduce a Colle d'Arquata.
"Che alcuno non se parta della Terra d'Arquata et suo contado con animo de non ritornar a detta Terra": così recita lo statuto di Arquata del Tronto del 1674. Oggi è il motto dell'associazione Arquata Potest che si occupa della valorizzazione del territorio attraverso il mantenimento e la cura dei sentieri: Arquata del Tronto è infatti l'unico comune d'Europa che si estende tra due Parchi Nazionali, il Parco dei Monti Sibillini e il Parco del Gran Sasso e i Monti della Laga.
I Monti della Laga sono un gruppo montuoso unico negli Appennini e prendono il nome dalla Formazione della Laga, la loro caratteristica struttura litologica (cioè della pietra): a differenza delle rocce che compongono in maggioranza le montagne dell’Appennino, quelle dei Monti della Laga sono costituite da arenarie e sono pertanto impermeabili. Così le acque restano in superficie, formando rapidi ruscelli, torrenti e cascate - a differenza di quanto accade sulle montagne calcaree, come i Sibillini, dove l’acqua filtra nel sottosuolo causando numerosi fenomeni carsici.
Il fiume Chiarino, che scende dalla Macera della Morte (rilievo che dà inizio a nord ai Monti della Laga) fino ad immettersi nel fiume Tronto, per secoli è stato il confine naturale tra lo Stato della Chiesa e il Regno delle due Sicilie.
La Valle del Chiarino, durante il medioevo, è stata luogo di eremitaggio di molti monaci alla ricerca di un luogo isolato; il più famoso, che trascorse molti anni nell'eremo sopra la Madonna del Chiarino, è Sant'Amico di Avellana. Poco distante dalle sorgenti del Chiarino si possono ancora vedere le tracce dei pochi ruderi dell'eremo.
A Colle d'Arquata continua a esistere la tradizione dei carbonai e la famiglia Marella trasmette da generazioni quest'arte da padre in figlio.
Il carbone vegetale viene realizzato costruendo una cupola di pezzi di legno, prevalentemente di faggio, tagliati ad hoc e sistemati in maniera rigorosa. La cupola è coperta di zolle erbose e fogliame e ha un camino centrale e altri cunicoli laterali di sfogo, usati per regolare il tiraggio dell’aria.
Il processo di carbonizzazione è lungo e richiede molta attenzione e maestria: per trasformare la legna in carbone si deve scaldare la catasta fin verso i 350-400°, anche per più giorni, ma limitando al minimo l’apporto di ossigeno, per evitare una combustione generalizzata. Per spegnere il fuoco, quando il carbone è pronto (a dirlo è il colore del fumo), vengono chiusi i fori; quindi si attende che la carbonaia si raffreddi per estrarre il carbone.
Spelonga è una frazione di Arquata del Tronto e nella sua chiesa parrocchiale è custodita una bandiera turca: secondo la tradizione, un centinaio di Spelongani parteciparono alla Battaglia di Lepanto del 1571, si impossessarono del vessillo turco e lo portarono in patria, quale cimelio di partecipazione e vittoria.
Finora non si sono trovate prove documentali che dimostrino la partecipazione degli Spelongani alla battaglia, così l'arrivo a Spelonga della bandiera rimane un mistero. Tuttavia, la memoria della battaglia si è tramandata per secoli e ogni tre anni viene organizzata una grande festa a commemorare l'evento: la Festa Bella, durante la quale 148 uomini vanno nei boschi per cercare un albero alto 25-30 mt che, ripulito da tutti i rami e trasportato a mano fino in paese, diventerà l’albero maestro di una galea (l’antica nave da guerra, come quelle utilizzate nella celebre battaglia) ricostruita in piazza.
All'ingresso di Colle d’Arquata si erge, sopra uno sperone di roccia, la chiesa di San Silvestro (del XV secolo), mentre più in alto, su un enorme roccione, si staglia la chiesa di Santa Maria del Chiarino, antico eremo.
Sulla sommità della Rocca che sovrasta il paese, si trova la Chiesa di Santa Maria della Rocca dalla quale, a settembre, parte la fiaccolata dedicata alla Madonna: i fedeli si dispongono a croce lungo il lastrone di roccia in prossimità dell’edificio religioso, stringendo in mano una fiaccola accesa, e poi scendono in serpentina verso la piazza di Colle. La discesa nelle ore notturne crea una suggestiva immagine luminosa, visibile dal paese e dalle montagne intorno.
Presso la chiesa di San Francesco, nella frazione di Borgo, è presente una copia della Sacra Sindone. Dopo gli eventi sismici e l'inagibilità della chiesa, la reliquia è stata spostata presso il Duomo di Ascoli.
La fortezza della Rocca, simbolo del Comune di Arquata, fu costruita nel periodo medievale con la pietra arenaria. Oggi è l'unico edificio che ha resistito, seppur con danni, al crollo del paese nel terremoto del 2016.
Il pecorino è un vino bianco dal carattere deciso; in primavera è tradizione berlo accompagnandolo con le fave fresche e il formaggio omonimo. Il vitigno, coltivato da molti secoli, è autoctono della zona e, seppur un po’ dimenticato negli anni Settanta, è stato riscoperto negli anni Ottanta nella frazione di Pescara del Tronto, in alcuni vigneti sopravvissuti alla fillossera (il terribile insetto parassita della vite). Oggi la sua produzione si è estesa in tutte le Marche del sud e nel vicino Abruzzo.
Durante la festa di Santa Maria del Chiarino è possibile assaggiare la crespella con il prosciutto, classico cibo da festa di paese. Si tratta di una grossa frittella (da non confondere con le crespelle abruzzesi, più simili a delle crepes) piegata a metà e farcita con abbondante prosciutto.
A Colle d'Arquata non sono presenti strutture ricettive. E' tuttavia possibile dormire in tenda presso la Chiesa di Santa Maria della Rocca, poco sopra il borgo (ci si arriva seguendo la tappa successiva del Sentiero Italia).
Punto di partenza raggiungibile in macchina.
Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Ascoli Piceno.
Qui il LINK per controllare gli orari.
Punto di partenza NON raggiungibile in treno.
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!