Entriamo nel cuore della Sila Grande con una tappa contraddistinta da una prima parte sul trenino a scartamento ridotto della Ferrovia della Calabria, e da una seconda (con buon dislivello, ma molto agevole) all'interno dei mutevoli boschi di pini e faggi che caratterizzano il parco.
Non tragga in inganno la lunghezza! I primi 15 km di tappa sono sul Treno della Sila, della Ferrovia Calabra (il che significa che la tappa pedestre è di circa 25 km). Per consultare gli orari del treno, consultare questo LINK.
Alcuni tratti di sentiero che tagliano i tornanti della strada (subito dopo essere scesi alla stazione di Pedace) sono invasi da rovi e vegetazione invasiva: prestare attenzione (chi è in MTB farà bene a rimanere su strada).
Punti acqua assenti dopo Pedace: fare buona scorta in paese.
Prendiamo il trenino alla stazione di Piano Lago e ci godiamo il paesaggio dalla carrozza, fino alla stazione di Pedace. Scesi dal treno, attacchiamo a salire (tot. 300 m D+ ca.) su stradina asfaltata, tagliando alcuni tornanti con pezzi di sentiero, non sempre agevoli, ma comunque percorribili. Arriviamo così all'abitato di Pedace (merita una visita la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, col soffitto ligneo affrescato, piuttosto unico), da cui proseguiamo su asfalto fino a Serra Pedace.
Dal paesello, dopo una leggera salita su asfalto, prendiamo una comoda sterrata in falsopiano a salire, a mezza costa. Risalendo ancora un poco, giungiamo appena sotto i piloni della statale e proseguiamo, in dolce saliscendi, fino a superare su ponte il torrente Cardone e iniziare la lunga salita (900 m D+ ca.) tra i boschi della Sila Grande. Il percorso è interamente su sterrata, quasi sempre ben tenuta, e si sale con pendenza regolare tra i boschi di pini (incontriamo anche i pini larici, presenti qui e sull'Etna, da cui si estrae la pece un tempo utilizzata per impermeabilizzare le navi), che con l'aumentare dell'altitudine lasciano spazio ai faggi (chi volesse spezzare la tappa, arrivati sul Varco Rovale a quota 1.432 m, può prendere sulla sinistra il sentiero 428 che attraverso le valli del Torrente Catalano e del Vallone Margherita conduce a meno di 1 ora di cammino al rifugio Casello Margherita, punto d'accoglienza del Sentiero Italia). Dopo molti tornanti, giungiamo in prossimità di Serra Stella (1.693 m) e da lì la pendenza diminuisce sensibilmente; camminiamo scorrevolmente fino a raggiungere l'asfalto della Strada delle Vette, termine della salita.
Proseguiamo per poco sulla strada, quindi prendiamo la sterrata sulla sinistra e iniziamo la discesa (400 m D- ca.) verso Camigliatello. Dopo la prima parte su tornanti a pendenza più decisa, raggiungiamo il fondo del vallone e seguiamo il corso di un fiumiciattolo, in dolce discesa. Giungiamo in un'ampia radura e aggiriamo la struttura della funivia; dal parcheggio retrostante, prendiamo un sentiero e continuiamo la discesa fino a raggiungere una strada asfaltata di cui seguiamo il corso rimanendo sempre su sentiero. Infine arriviamo nel centro di Camigliatello, con le sue strutture turistiche e le architetture di memoria trentina - complice anche la vegetazione alpina circostante.
Il territorio intorno alla città di Cosenza, in particolare i comuni della zona verso la Sila come Spezzano Piccolo, erano gestiti dall'Universitas Casalium.
Nel X secolo, venuta meno la protezione dell'Impero Romano, la Calabria era costantemente preda di incursioni saracene e longobarde. In particolare, nel 675 d. C. l'emiro Abulcasimo invase la valle del Crati. Gli abitanti di Cosenza e della valle si rifugiarono sui monti presilani dando vita ai casali - gruppi di case rurali disposte a corona intorno alla città. Nei secoli successivi, l'insieme dei casali si riunì sotto l'Universitas Casalium per la gestione dell'area silvo-pastorale, per ricavare mezzi di sussistenza per la popolazione.
L'Universitas garantiva concessioni e benefici a tutti i cittadini; numerosi furono i tentativi di abolizione di questi diritti civici da parte dei potenti di ogni epoca, ma dopo strenue battaglie vennero definitivamente riconosciuti da Enrico VI di Svevia, probabilmente anche grazie all'intercessione di sua moglie, Costanza d'Altavilla.
Sull'altopiano della Sila, dall'agosto 2018 è attivo il servizio turistico del trenino storico della Sila che mette in collegamento Cosenza con Camigliatello Silano attraverso la ferrovia a scartamento ridotto (che presenta cioè binari più vicini, per permettere al treno di compiere curve più strette) più alta d'Europa, coi 1.404 metri cui si trova la stazione di San Nicola-Silvana Mansio.
Nei boschi della Sila è ambientato l'episodio Amor omnia vincit delle Georgiche di Virgilio.
Oltre che a raccontare la furiosa lotta di due tori rivali in amore, questo episodio ci dice molto sull'importanza di quest'area per Roma. Le pinete della Sila erano le più estese dell'impero, la resina ricavata dagli alberi era fondamentale per calafatare le imbarcazioni - pare che quella silana fosse più spessa e resistente.
L'episodio racconta anche delle passioni travolgenti che riguardavano la zona dell'attuale Calabria: i boschi silani furono luogo di efferati delitti che Cicerone imputa alla passionalità e alla fierezza del popolo guerriero dei Bruzi.
All'interno del Parco Nazionale della Sila numerose sono le specie rare, sia di fauna che di flora.
In particolare, negli ultimi anni, sono state ritrovate tracce della lontra - animale a rischio. Altre due specie caratterrizzano il parco: ormai ampiamente diffuso in tutto l'altipiano silano è il lupo; specie autoctona è lo scoiattolo meridionale (presente solo in Calabria e in Basilicata), dal colore nero e dalla forma più allungata rispetto alle altre specie italiche.
Dal punto di vista vegetale nei boschi della Sila sono fortemente presenti i pini resinosi (da cui l’importanza della zona per l’impero romano). La vegetazione silana è inoltre caratterizzata da quello che può definirsi un relitto preistorico, la woodwardia radicans, una delle felci più belle esistenti. Una delle più antiche del Mediterraneo, caratterizzata dalle lunghe fronde, fa parte della specie di flora "tropicale montana": è purtroppo oggetto di predazione da parte dei floricoltori, tant'è che il WWF l'ha inserita tra le piante da proteggere nel Libro rosso delle piante d'Italia.
Originario di della zona (nello specifico, di Macchia di Spezzano Piccolo) è Fausto Gullo (1887-1974), politico italiano, soprannominato “ministro dei contadini” per la sua azione di contrasto contro il latifondismo.
Iniziò la carriera politica nei primi del Novecento come consigliere comunale di Spezzano Piccolo, tra le fila del Partito Socialista Italiano, per poi diventare deputato nel 1924 con il Partito Comunista d'Italia. Gullo fu protagonista insieme a Gramsci dello sciopero in seguito al delitto Matteotti commesso da parte dei fascisti. La sua avversione al fascismo lo portò al confino nel 1926. Allontanatosi dalle istanze del Partito comunista, nel dopoguerra fece parte del Consiglio dei ministri dell'Italia liberata come ministro dell'Agricoltura.
A Camigliatello Silano, all'interno di una vaccheria ristrutturata, è presente la Nave della Sila, il Museo narrante dell'emigrazione, al cui interno è possibile rivivere attraverso fotografie, illustrazioni, dati, testi letterari, testi poetici e riviste la storia dell'emigrazione italiana.
Inaugurato nel 2005, rappresenta un imprescindibile monumento alla memoria della storia civile regionale. Un luogo di cultura che mette in relazione le vecchie emigrazioni con i nuovi movimenti migratori, un ponte tra passato e futuro, costruito in un ambiente che ricorda la tolda di una nave.
Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.
A Spezzano della Sila è possibile trovare il Santuario Foraniale di San Francesco da Paola, il terzo convento costruito dal Santo dopo quello di Paola e Paterno. Aperto nel 1450 per opera dell'Ordine dei Minimi con il sostegno economico della popolazione locale, venne affidato al collaboratore frà Paolo.
Come tanti altri monasteri, concluse la sua esperienza con l'avvento del governo francese di Gioacchino Murat. All'inizio del XX secolo venne adibito a filanda della lana, nel dopoguerra venne poi abitato dalle suore Canossiane.
Prodotto tipico delle montagne silane è la patata della Sila Igp.
Dalla buccia gialla o rossa può essere a pasta gialla o bianca ed è rinomata per l'ottima consistenza della polpa - ottima per gli gnocchi o per la frittura.
Le escursioni termiche e la prolungata insolazione sono condizioni ottimali per la crescita del tubero. Ricetta tipica della zona sono le patate 'mpacchiuse, ovvero attaccate: vengono tagliate sottili e messe a cucinare in una padella fino ad attaccarsi al fondo, formando una deliziosa crosticina.
Prodotto locale particolarmente noto è il caciocavallo silano. Deve il suo nome al fatto che viene messo a stagionare, a coppie, a cavallo di una pertica.
Il formaggio, a pasta filata di latte vaccino, è caratterizzata dalla forma ovale o tronco-conica, con la testina. Dalla lieve occhiatura, presenta una crosta liscia e sottile di colore giallo paglierino. Più è avanti con la stagionatura più il sapore si fa intenso ed è uso mangiarlo cotto alla griglia.
Particolare modalità di cottura è la cosiddetta “impiccagione”: il caciocavallo viene posto sopra delle braci ardenti e fatto sciogliere per poi essere spalmato su una fetta di pane.
Dal 1993 il Caciocavallo silano è protetto dalla DOP. Si tratta di uno dei più comuni caciocavalli del Sud Italia e alcune fonti fanno risalire la sua produzione al V secolo a.C.
Rifugio Casello Margherita, a circa metà tappa, raggiungibile con una deviazione di circa un’ora dal Varco Rovale (sentiero 428). Tel. 349 107 8789
Rifugio Stazione di Posta NDUT, a 1 km a ovest di Camigliatello Silano. Tel. 334 673 2636
Hotel Aquila & Edelweiss, a Camigliatello Silano. Tel. 0984 578044
Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.
Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!