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Un po'(llino) di nostalgia

Foto e Testo di Federica Bergonzini

"Questa estate non faccio ferie!" Cit.

L’ho ripetuto talmente tanto all’inizio della scorsa estate che quasi quasi ero riuscita a convincermi. La vita è già difficile di per sé, perché autoinfliggersi sofferenze inutili? – starai pensando tu che leggi questo articolo. Il fine era anche nobile: stringere i denti fino a fine anno per poi prendere lo zaino, riempirlo di lambru e scomparire a Timbuktu. Ma i giorni passavano, l’aria di Vignola – il Paese in Provincia di Modena che, oltre a me, ogni anno dà alla luce le ciliegie più deliziose del mondo – si faceva sempre più pesante e il mio zaino fucsia delle avventure pareva non volermi proprio togliere gli occhi di dosso.


Hai intenzioni di lasciarmi qui tutta l’estate a marcire? Mi rimproverava ogni mattina non appena mettevo piede fuori dal letto; finché un giorno non ce l’ho fatta più e ho deciso che sticazzi Timbuktu, avevo bisogno di una vacanza. Avevo bisogno di un Cammino. 


Considerando la lista infinita di cammini, sentieri e parchi nazionali che avrei voluto esplorare, inizialmente non avevo minimamente preso in considerazione l’opzione di raggiungere i regaz di Va’ Sentiero. Poi, tra una ipotesi e l’altra, ho pensato di andare bene a sbirciare il loro profilo Instagram per prendere spunto su dove andare e… mi sono accorta che questi altissimi levissimi purissimi maledettissimi camminatori erano ormai giunti agli sgoccioli della loro avventura. O adesso o mai più, mi sono detta.  E così, come si suole dire, completamente a-cazzo-di-cane, ho compilato il form del Walk With Us e ho scritto ad Aco che in pochi giorni li avrei aggiunti in… Basilicata?!?!!??!

La mia prima salita con i ragazzi di Va' Sentiero e delle cose belle stampate sulla mia pelle

Mi vorreste dire che in Basilicata, oltre ai Sassi di Matera, ci sono anche dei sentieri? (E qui me la prendo con chi ha deciso che dopo il biennio liceale la geografia non si deve più studiare). Lol. Dopo questo breve attimo di defaillance iniziale, comunque, ho iniziato a ricordare che sì, effettivamente in Basilicata c’è anche da camminare; ci hanno fatto pure un film: Basilicata Coast to Coast! 


Mo’ me lo vado a riguardare così risolvo il problema di cosa mettere nello zaino e non mi devo neanche documentare. Peccato che il Basilicata Coast to Coast passi a sud della regione collegando i due litorali, mentre il Sentiero Italia che mi apprestavo a raggiungere mi avrebbe portata da tutt’altra parte e non di certo in riva al mare (1). Contro ogni aspettativa, infatti, seppur relativamente piccola, la Basilicata ospita ben due Parchi Nazionali: il Pollino e l’Appennino Lucano, due bellezze diverse, verdi e generose, con una vegetazione tutta da scoprire, a partire dal monumentale Pino Loricato, albero simbolo del Pollino (e che io ovviamente non ho notato. Probabilmente ero troppo intenta a cantare che mi piacerebbe essere una vacca da latte). 

Comunque, mare o non mare, pino loricato o non pino loricato, sono stati gli undici giorni più pieni e spensierati del mio duemilaeventiuno. Il primo giorno è volato via, in un misto tra adrenalina e agitazione, paura di riempirsi di vesciche e dover mollare tutto dopo le prime salite, curiosità di conoscere quelli/e che sarebbero stati/e i miei compagni di cammino e speranza di stargli simpatica. Sono bastati un pomeriggio di cammino (2), una pizza e due birrette – il cibo aiuta sempre ed è bene che sia sempre presente – per farmi sentire subito a casa.

Avete presente quella strana, dolce, piacevolissima e rarissima sensazione di trovarsi esattamente nel posto in cui dovreste essere? Ecco, proprio così. Nonostante fossi in un paesino sperduto della Basilicata di cui fino al giorno prima ignoravo totalmente l’esistenza;

nonostante il 99,9% periodico delle persone che sedevano accanto a me erano visi sconosciuti o con i quali non avevo scambiato più di un paio di parole in superficie. Ma che cosa volevo di più? Avevo gambe forti e desiderose di andare; mi sentivo leggera, con il mio zaino fucsia contenente solo l’essenziale (in realtà era più l’essenziale per andare al mare che per camminare, ma vabbè) e davanti a me, ad attendermi, una settimana di vita semplice, autentica, all’aria aperta, in compagnia.


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(1) Ecco svelato il motivo per cui in tutte le foto della Basilicata c’è un esemplare di Federica in abiti dai colori arcobalenosi e con la panza de fuori.

(2) In realtà, quella da Lagonegro a nonmiricordodove perché la sera abbiamo dormito a Rivello è stata tutt’altro che una “tappa cammino”: quasi 20 km di Sentiero e un dislivello da far rabbrividire uno stambecco, ma “cammino” suona sempre poetico.

La mia amaca essenziale per i miei trekking


Il Walk With Us in Basilicata è stato proprio questo per me: un ritorno all’essenziale. In un momento di totale confusione e frenesia, mi ha fatto ricordare che non dobbiamo avere fretta di arrivare, che poi va a finire che siamo talmente presi dal risultato finale che ci dimentichiamo di ammirare e gustare ciò che accade intorno a noi (vedi me e il pino loricato, doppio lol).

Mi ha aperto gli occhi su quanta bellezza, quanta vita, quante storie e quanta umanità pullulano intorno a noi, che siamo presi dal tumulto dei ritmi moderni e così concentrati a cercare delle risposte lontane da noi, magari a distanza di voli scali e aeroporti, quando invece faremo meglio a chiudere gli occhi, a rallentare, e a non focalizzare la nostra attenzione sempre e solo verso i grandi centri del mondo, ma verso l’interno, non solo di noi stessi, anche del nostro Paese. Lì ci troverete un mondo di tradizioni, di dialetti, di storie, di cibo, di borghi fantasma che ci chiedono di essere rivitalizzati, di cibo, di sentieri, di acque, di colline e montagne, e poi ancora di cibo, cibo, cibo, e ancora cibo. 

Se non vi ho ancora convinto a sfanculare Londra per la Basilicata, fate un salto a Rivello. 

Decisamente il borgo più arroccato (una settimana a Rivello vale più di un anno di squat) e inaspettato della Basilicata, Rivello ha fatto venire voglia a tutti di restare. Merito forse della signora Menghina e della figlia Clementina, che dalla piazzetta del loro negozio di alimentari tengono in vita tutta la città.

La posizione del negozio è strategica, al punto che Clementina, ci racconta, non ha bisogno né di frigoriferi né di condizionatori per conservare salumi e formaggi. A ogni ora del giorno (si fa per dire, che a Rivello alla gente piace anche prendersela con calma e dopo pranzo non vola una mosca), qui troverete panini farciti e ottima compagnia, e la sera, se sarete tanto bravi da strapparle un sorriso, chissà che Menghina non suoni pure l’armonica per voi. Sarà come fare un tuffo nel passato, quando ancora si ballava nelle piazze e ci si rincorreva con gli sguardi.

Uno dei pochi sorrisi riusciti a strappare alla mitica Menghina. In una seratona di festa!


Noi abbiamo piroettato e sculettato ed è stato bellissimo, e anche Menghina pareva felice di averci lì insieme a lei. D’altronde adesso, ci racconta con aria un po’(llino) nostalgica, i giovani nelle piazze non ballano quasi più. Non sarete mica così meschini/e da non cogliere il suo appello: questa estate tutti a Rivello!

Ah, dimenticavo: da Clementina la Peroni costa 1 euro. Si salvi chi può.



Ognuno è libero di essere quello che vuole. Io ho scelto di essere vento, vino e tigella vagabonda