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I pasti del Sentiero Roma

Testo di Francesco Sabatini

Foto di Sara Furlanetto

Durante questi mesi di cammino abbiamo scoperto tante specialità locali, facendo esperienza della varietà delle tradizioni culinarie italiane. A volte però abbiamo affrontato giornate nelle quali le suddette specialità locali erano irraggiungibili e noi, affaticati da tanti chilometri e tante salite, avevamo bisogno di rifocillarci riempiendola pancia e rinfrancando lo spirito, in modo economico e veloce.

Il Sentiero Roma è stato il tratto del Sentiero italia che maggiormente ha messo alla prova il nostro bisogno alimentare poiché, oltre ad essere stato il più impegnativo del percorso, ha rappresentato il periodo più lungo trascorso lontano dal nostro Santos, il magico pulmino che ci accompagna e che non è solo il magazzino per abiti e attrezzature, ma a tutti gli effetti è la nostra casa mobile: lì c’è anche la cambusa con i viveri. Durante i quattro giorni di percorrenza del Sentiero Roma, avremmo dovuto portare tutto negli zaini. Fortunatamente, avremmo dormito in bivacco solo una notte e cenato e riposato in due rifugi per il resto del tempo. In totale, erano da preparare e trasportare quattro pranzi, una cena e una colazione per ciascuno di noi. Il Sentiero Roma è un sentiero attrezzato, con passi difficili da affrontare, e noi dovevamo assolutamente ridurre il più possibile l’ingombro e il peso degli zaini, ma allo stesso tempo garantirci provviste a sufficienza perché arrivare nel bivacco dopo una giornata molto faticosa senza avere cibo gustoso e abbondante  sarebbe stato veramente frustrante.

Ad "Aco" rimane sempre spazio in abbondanza

Prima di affrontare i duri giorni di cammino, abbiamo trascorso due giorni fantastici in compagnia di Paola Nani (supporter di Va' Sentiero) e della sua famiglia, ospitati nella loro bellissima baita ad Alpe Lago, un maggengo appena sopra Chiesa in Valmalenco, luogo incantevole che ci ha regalato momenti di relax. Paola ci ha coccolati come fossimo suoi figli e insieme abbiamo raccolto spinaci selvatici (facilmente riconoscibili perché la pagina inferiore della foglia triangolare è ricoperta da una sorta di farina biancastra) con cui lei ha preparato gli “gnocchi al cucchiaio”, facendo cadere l’impasto di farina, acqua e spinaci nell’acqua bollente, attraverso un’apposita grata (vengono chiamati al cucchiaio perché la grata si può sostituire appunto con un cucchiaio).  A contatto con l’acqua bollente si formano gli gnocchetti che, una volta venuti a galla, vengono scolati con la schiumarola e conditi con burro passato in padella con cipolla e pancetta.

I fantastici gnocchi al cucchiaio di Paola

Anche durante queste giornate di riposo non sono mancati gli impegni giornalieri e quindi  i pasti da portare via sono stati preparatila notte prima di partire, anche perché se ne conservasse più a lungo la freschezza.

La mattina della partenza ognuno di noi aveva i pasti per i giorni seguenti pronti sul tavolo: la nostra "schiscetta" comprendeva innanzitutto una confezione di crackers, una barretta energetica e un frutto al giorno. Ognuno poi, si regolava in base allo spazio, al peso e alle proprie esigenze personali.  Il protagonista indiscusso del primo pranzo è stato il panino, immancabile compagno di viaggio delle uscite in montagna. Come al solito erano due a testa, in modo che ognuno potesse scegliere quanti mangiarne, a seconda della fame: se ne poteva tenere uno per un altro momento o cederlo ai più affamati. Erano imbottiti con formaggio, affettato, pomodoro e insalata; per il nostro videomaker Andrea, che è vegetariano, l’affettato è stato sostituito con frittata e formaggio extra.

Il cambusiere in una delle tante location in cui ha preparato i nostri pranzi

Nonostante la frugalità dei pasti, gli affettati e i formaggi ci permettono di portare con noi un po’ del territorio attraversato. Andare nei piccoli alimentari e farsi guidare nella scoperta dei prodotti tipici è una sana abitudine per conoscere le specialità locali e le relative storie. Essendo in Valtellina non potevamo non prendere la bresaola. Questo insaccato è un ottimo alimento, perché quasi privo di grassi e con un alto valore proteico. La bresaola è fatta con il manzo, ma si può trovare anche di cervo o di cavallo. Ad onor del vero, la maggior parte delle bresaole viene prodotta con la carne dello Zebù (razza di manzo) allevato in Brasile, perché nel tempo la richiesta del mercato è diventata talmente alta che i produttori hanno avuto l’esigenza di trovare pascoli più ampi. Ciò non toglie qualità al prodotto, che mantiene l’Igp in quanto lavorato ed essiccato in Valtellina. Fra i tanti formaggi della valle abbiamo scelto il Bitto, a pasta semidura e dal sapore delicato, quasi dolce.

Spesso durante una giornata di cammino quello che conta di più è l’aspetto psicologico della fame, quindi è consigliabile portarsi qualcosa da sgranocchiare in attesa del pasto vero e proprio, ad esempio frutta secca (i semi di zucca sono ottimi per ingannare il tempo). Per la cena abbiamo portato i classici risotti liofilizzati, una busta a testa è stata a malapena sufficiente per una persona, dopo tutti quei traversi sul ghiaccio... Il bivacco Kima, situato in una posizione stupenda che domina la Val di Mello, era molto ben attrezzato e ben rifornito grazie all’Associazione Kima che lo gestisce (bisogna lasciare un contributo per utilizzare le provviste). Non molto distante dal bivacco c’è un piccolo ruscello da cui si può prendere l’acqua da far bollire, sia per bere sia per cucinare. E nonostante la stanchezza, una barretta di cioccolato è riuscita, come sempre, a farci andare a letto più sereni.

Stremati,in attesa della cena, al Bivacco Kima

Per la colazione avevamo bustine di tè, pacchetti di biscotti e buste di muesli, distribuite negli zaini della ciurma. Per il pranzo del secondo giorno c’era una torta salata, un modo veloce per ottenere un  pasto sostanzioso e gustoso: la pasta sfoglia già pronta racchiudeva spinaci e ricotta, il tutto cotto al forno. Una volta  raffreddata e tagliata in porzioni è finita in un tupperware grande, a ingombrare un solo zaino, quello del Cambusiere. Ad accompagnare la torta salata c’erano delle uova sode.

Durante la spedizione, i tupperware, nostri compagni di viaggio, quasi tutti della capienza di 500 ml,  sono stati strumenti preziosi e indispensabili e purtroppo alcuni se ne sono andati in compagnia di ospiti distratti. Consigliamo di prendere modelli resistenti, da poter schiacciare tranquillamente nello zaino, ed è opportuno che siano dotati di chiusura ermetica, per evitare fuoriuscite. Un altro aiutante fondamentale della spedizione è stato il bollitore, che ci ha permesso di cucinare anche negli spogliatoi delle diverse palestre in cui abbiamo dormito. Con un po’ di acqua bollente si è in grado di cucinare un'infinita varietà di ricette, moltissime delle quali  a base di couscous, con buona pace del nostro Giovanni.  Basta semplicemente mettere in una pentola la stessa quantità di acqua bollente e di couscous, coprirlo per 5 minuti e poi sgranare i chicchi con una forchetta. Si possono poi aggiungere verdure crude come pomodori, carote, barbabietole,cavolo cappuccio, broccoli sbriciolati, mais, ceci, fagioli  (e chi più ne ha più ne metta…), ottenendo un pasto sano e nutriente. Nella baita di Paola, con la cucina a disposizione, abbiamo preparato una variazione sul tema, utilizzando la quinoa che in realtà non è un cereale, ma una verdura, della stessa famiglia delle barbabietole e degli spinaci (viene definito uno pseudo cereale per il largo utilizzo dei semi e della farina).  Ci siamo gustati la quinoa con le zucchine nella bellissima Val di Mello, prima di affrontare la salita fino al rifugio Allievi.

Un classico pranzo (con vista) durante il cammino

E per l’ultimo giorno… è arrivato il gran finale: le scatolette di tonno, una soluzione molto comoda e gustosa! Mangiare solo il tonno però è un po’ triste e così, poiché i crackers in borsa ormai erano tutti frantumati, siamo arrivati al Toker, cioè tonno e crackers frantumati e mischiati nella schiscetta, ottimo ultimo pranzo. La ricetta ha avuto l’approvazione dei migliori chef mondiali e non è mai stato così bello affrontare l’ultimo pasto.

Andrea è pronto a preparare il Toker

               Abbiamo voluto raccontare brevemente come abbiamo risolto i problemi relativi al cibo di viaggio. Non è stata semplice la gestione della cambusa, a causa del ritmo del cammino e delle condizioni in cui ci trovavamo. L’aspetto psicologico del cibo è fondamentale durante un viaggio così lungo: una pancia piena aiuta a sentirci in pace con noi stessi e quindi a prevenire qualsiasi tipo di discussione!