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Tappa

270

Castelsaraceno > Latronico

Lunghezza
14.8
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
971
m
-
1082
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

La tappa è breve nel chilometraggio ma richiede un notevole sforzo fisico, a cavallo tra il Parco Nazionale dell'Appennino Lucano e il Parco del Pollino. Di grande soddisfazione.

Dopo un'impegnativa salita, godiamo di una vista a 360° sulla vetta del Monte Santa Croce (1.893 m).

Note particolari

La tappa, a ragione dei dislivelli e di alcuni tratti ripidi, richiede buon allenamento.

Si segnala in particolare l'ultimo tratto di cresta che ci porta alla vetta del Monte Santa Croce, particolarmente “in piedi”.

Tappa da evitare nei mesi estivi.

Bellezza
periodo
Maggio - Ottobre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
RAGGIUNGIBILITà
PERCORSO

Partiti dalla piazza di Castelsaraceno, seguiamo la strada asfaltata in discesa per svoltare poi a destra dopo poche centinaia di metri e subito dopo attaccare il sentiero, alla nostra sinistra. Affrontiamo la prima salita (350 m D+ ca.), molto ripida e continua, che ci porta ad un falsopiano dal quale si vede la vetta della giornata. Dopo questo tratto, attraversiamo una strada e proseguiamo su una strada asfaltata minore, che ci conduce al bosco Favino, una faggeta bellissima e molto fitta, dove i segnali sono però sempre evidenti.

Affrontiamo perciò la seconda salita della giornata (600 m D+ ca.) su sentiero ben tenuto, ma ripido. Completamente immersi tra gli alberi, perdiamo gli orizzonti fino a uscire dal bosco; poco dopo, raggiungiamo la vetta Monte Santa Croce (1.893 m) che ci delizia con una visuale panoramica impressionante sulle vette del Pollino e del Parco dell'Appennino Lucano.

Dopo esserci goduti la vista e rilassati, seguiamo brevemente la cresta perdendo altitudine; quindi infiliamo il sentiero sulla sinistra e iniziamo la lunga discesa finale (1.000 m D- ca.). Il percorso è facile e ben segnalato, con tratti all'interno di un bosco (troviamo due fonti d'acqua sul sentiero). Dopo un ultimo saliscendi, raggiungiamo il centro di Latronico.


COSA SAPERE

Situato alle pendici dell'imponente Monte Alpi, Latronico deriva probabilmente il suo nome dal greco latomia, ovvero “cava di pietre”.

Probabilmente in questa zona si stabilirono gruppi di Enotri, popolo preromano a cui taluni ritengono si debba il nome “Italia”: il mitico re di questo popolo si chiamava infatti Italo. I primi insediamenti nel borgo di Latronico risalgono all'Alto Medioevo, quando la popolazione contadina cercava rifugio dalle scorribande saracene e longobarde.  


Latronico è un centro dell'arte contemporanea, grazie al progetto di arte pubblica A Cielo Aperto, voluta dall'Associazione Vincenzo De Luca, nata nel 2005 con lo scopo di attivare attraverso l’arte contemporanea un "localismo consapevole", in cui storia, simboli e materiali possano valorizzare Latronico agli occhi dei visitatori, ma soprattutto a quelli degli abitanti. A Cielo Aperto è il progetto, curato da Bianco-Valente e Pasquale Campanella, con cui si è restituito al borgo la sua anima, un museo “open air” che ha visto numerosi artisti trascorrere qui lunghi periodi. Dal 2008, tra le vie del borgo, l'arte contemporanea ha portato nuova luce su antiche storie.

Molti sono stati gli artisti che hanno lavorato con il territorio e la popolazione locale per continuare a far parlare questi luoghi. Proprio la parola è l'oggetto del lavoro di Stefano Boccalini, il quale ha chiesto ai cittadini di Latronico quale fosse la parola che li legava maggiormente al paese, generando così un vocabolario emotivo che oggi è entrato a far parte del borgo grazie alle piastre di ferro, installate nei vicoli, su cui sono state intagliate le parole raccolte: un modo per conservare l'anima dei suoi abitanti, svelando e rendendo permanente un materiale volatile.


Altra importante iniziativa di arte contemporanea sparsa nel territorio del Pollino è Arte Pollino, che ha promosso lo sviluppo artistico in tutto il territorio del Parco Nazionale, portando in Basilicata un respiro cosmopolita grazie alle collaborazioni con realtà nazionali e internazionali (come Arte Continua, Arte Sella, Arte Fiera, Cittadellarte, il Castello Di Rivoli, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il PAN e il MADRE). Molteplici sono le opere di grandi artisti esposte nei luoghi più disparati: dalla giostra, progettata da Carsten Holler, che guarda le montagne del Pollino, al cinema di terra di Anish Kapoor.

Il progetto Arte Pollino ha generato diverse iniziative di racconto originale di questi luoghi spesso sconosciuti, tra cui Ka art, che vuole costruire una cartografia corale della regione; o Un Altro Sud, che promuove l'arte contemporanea come mezzo di sviluppo di una creatività autoctona.


Il Parco Nazionale del Pollino è un territorio sorprendente, tra monti, alberi millenari ed enormi canyon. Con i suoi 180.000 ettari è l'area protetta più grande d'Italia; si estende tra la Basilicata e la Calabria nelle province di Potenza, Matera e Cosenza.

Il massiccio omonimo, costituito da rocce calcaree e dolomitiche, sovrasta il territorio cui dà il nome. La natura morfologica ha dato vita a numerose grotte e gole profonde. Simbolo del parco è il pino loricato, la cui corteccia ricorda le squame di un animale preistorico, o le maglie di una corazza (lorica era appunto il nome latino per indicare la corazza dei legionari); un’autentica unicità arborea, in grado di vivere nei luoghi più impervi, in mezzo alle rocce tra vento e neve - cresce solo nel Pollino e nei Balcani meridionali. Il pino loricato è solo una delle 1700 varietà botaniche presenti nel parco.

Tra le le numerose specie animali presenti nel Parco è facile incontrare lo scoiattolo nero, una specie estinta in altre aree d'Italia.

Numerosi sono anche gli uccelli, tra cui spiccano l'aquila reale e la rara coturnice.

Non bastasse, l'area del parco, con i suoi 56 comuni, racchiude una varietà culturale enorme. Ci sono anche numerose comunità arbëreshë, che dal 1500 d.C. continuano a tramandare la loro identità albanese.


Elemento tradizionale dell'artigianato locale è il “puntino ad ago”, una particolare tecnica di ricamo senza telaio risalente a qualche secolo fa e di cui non è nota l'origine, ma che continua ad essere praticata nel territorio comunale.

Riconosciuta come un unicum sul territorio nazionale, alcuni ritengono che la sua pratica risalga al periodo delle colonie greche della Magna Grecia.


COSA VEDERE

Una realtà racchiude varie iniziative della cittadina di Latronico: si tratta del polo museale di MULA+.

Qui si possono visitare il Museo Civico Archeologico, il Museo delle Arti, dei Mestieri e della Civiltà Contadina, il Museo del Termalismo e la Biblioteca comunale. Date le molte iniziative artistiche presenti nel territorio, il MULA+ risponde alle esigenze di continuare a far dialogare e collaborare le varie realtà associative, unendo il passato e il presente e generando contaminazione di persone e idee, come un incubatore educativo e culturale.

Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.


Nell'area di Latronico è presente una delle opere di Arte Pollino. Si tratta di Earth Cinema dell'artista Anish Kapoor, scultore britannico di origine indiana e ebrea irachena.

Situata nella località Calda, l'opera è un taglio nella terra di 45 metri di lunghezza, a cui i visitatori possono accedere scendendo una scalinata per godersi lo spettacolo della terra nuda come una tela. La luce proietta le ombre della vegetazione e degli spettatori, che divengono così componenti dell’opera stessa: "una lunga feritoia permette di vedere il paesaggio, sentendosi parte di esso". Un'opera che ribalta la concezione del mito della grotta platonica, proponendo all'uomo contemporaneo di guardarsi come partecipe della vita di questo pianeta. Un messaggio che racchiude perfettamente la poetica dell'artista nella sua indagine sulla dialettica degli opposti, in particolare quella interno-esterno.

Sempre in località Calda è possibile visitare il sito archeologico Colle dei Greci, luogo in cui sono stati ritrovati numerosi reperti di origine ellenistica quali spade, pugnali, fuseruole, alari, statuette, elmi, ambre, bacili in bronzo e perfino uno scheletro umano completo risalente a 2.500 anni fa.

Nelle vicine Grotte di Calda invece sono stati rinvenuti utensili e ceramiche dall'Età del Rame e del Bronzo. I reperti sono conservati nel Museo Civico Archeologico.


COSA MaNGIARE

Tipica di quest'area è la farina di carosella, un frumento tenero antico che viene utilizzato per fare il biscotto di Latronico, un tarallo dalla forma di 8 che ha viaggiato in giro per il mondo grazie ai molti emigrati di questa zona.

E’ perfetto per accompagnare salumi, formaggi e vino.


Altro prodotto tipico locale è il cosiddetto cece "ribelle". Si tratta di un cece di piccole dimensioni dal colore bianco, adatto per la produzione di farine.

Il cece deve forse il suo nome ai briganti post-unitari che abitavano in queste zone e lo usavano  per sostentarsi, ma è anche legato alla capacità del cece di resistere ai terreni più impervi e al tempo che passa. Per questo l'ente ALSIA di Rotonda, banca dei semi antichi, ne ha sostenuto un progetto di recupero.


DOVE DORMIRE

B&B Il Casaletto, a Latronico. Tel. 334 906 1615

COME ARRIVARE

Punto di partenza raggiungibile in macchina.


Punto di partenza raggiungibile in bus, partendo dalla città di Sapri con cambio a Maratea e Lauria.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“Le vacche che incrociamo sulla salita ci guardano come a chiederci ma dove andate co’ sto caldo?”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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