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Tappa

166

Passo della Calla > Badia Prataglia

Lunghezza
17.2
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
515
m
-
968
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Tappa molto tranquilla e di modesta fatica, con dislivello modesto, perlopiù negativo.

Ci muoviamo dentro le meravigliose Foreste Casentinesi, patrimonio Unesco; la perla del giorno è l'Eremo di Camaldoli, un oasi di silenzio unica al mondo, immersa tra i faggi plurisecolari e il profumo d’incenso.

Note particolari

Unico punto d’acqua all’Eremo di Camaldoli.

Bellezza
periodo
Marzo - Novembre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
culturale
RAGGIUNGIBILITà
culturale
PERCORSO

Partiamo sul solito sentiero 00 (il tracciato è largo e comodo) e, immersi nelle faggete monumentali, prendiamo dolcemente quota (200 m D+ circa) lungo l’ampia dorsale. Lungo il tragitto spiccano dei grandi inghiottitoi. Superato il Poggio Pian Tombesi, si apre un breve scorcio nella foresta e contempliamo il panorama verso la Romagna: avvistiamo le azzurre acque del Lago di Ridracoli.

Giunti a Poggio Scali (1.520 m), cominciamo una docile discesa (400 m D- circa). Superiamo il Passo del Porcareccio e proseguiamo dritto sullo 00 (senza prendere il sentiero sulla destra), continuiamo a scendere per il Giogo Secchieta; quindi lasciamo lo 00, prendiamo il sentiero, sulla sinistra, che ci conduce fino al complesso del Sacro Eremo di Camaldoli: vale la pena sostare e assaporare l’atmosfera di questo luogo magico.

Ci rimettiamo in marcia e seguiamo per poco la strada asfaltata in direzione est, per poi prendere il sentiero sulla sinistra che sale deciso (100 m D+ circa) al Prato della Penna, dove ritroviamo lo 00 e saliamo ancora un poco (100 m D+ circa), ma più dolcemente. Aggiriamo da nord la cima di Poggio Tre Confini e giungiamo a Passo Fangacci (dove è possibile spezzare la tappa, approfittando del Rifugio Onorio Mellini).

Anzichè proseguire sullo 00, ci teniamo sul sentiero GEA che scende (400 m D- circa) verso est per fitti boschi, costeggiando il torrente Fosso di Fiume d’Isola e incrociando la strada asfaltata in un paio di occasioni. Superiamo perciò un campeggio, quindi il grande Rifugio Casanova e poco dopo arriviamo nel paesino di Badia Prataglia.


COSA SAPERE

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, patrimonio UNESCO, possiede una grande varietà di paesaggi, foreste antichissime, montagne magnifiche con flora e fauna molto variegate, borghi e santuari.

Walter Bonatti accostò le Foreste Casentinesi a quelle del Grande Nord, dell’Alaska, per la loro bellezza e il senso di wilderness che vi si respira.

Il legname di questi boschi è rinomato e utilizzato fin dal Medioevo: venne usato per costruire il duomo di Firenze e la cupola del Brunelleschi. Il Granducato di Toscana impiegò, invece, gli enormi abeti bianchi di queste montagne per costruire gli alberi maestri delle flotte navali di Pisa e Livorno.

Il paese di Badia Prataglia viveva delle attività legate alla lavorazione artigianale del legno dei boschi circostanti: nel 1837 si ha notizia di ben 40 abitanti che si spostavano stagionalmente.


COSA VEDERE

Camaldoli è un territorio all'interno delle foreste del Casentino e ne fanno parte l’Eremo e il Monastero.    

L’Eremo fu costruito dal monaco benedettino Romualdo e dai suoi seguaci in un terreno regalatogli da Maldolo, un conte aretino (da lui quindi il nome Camaldoli). Eressero cinque celle e un piccolo oratorio, consacrato nel 1027; piano piano gli edifici si ampliarono e l'oratorio fu sostituito da una chiesa, consacrata nel XIII secolo dal futuro Papa Gregorio IX, che nei secoli subì varie modifiche, tanto che l’interno è oggi chiaramente seicentesco, in contrasto con tutto il resto.

Si possono visitare i chiostri, la Chiesa che contiene opere del Vasari e infine la Farmacia, dove è possibile acquistare i prodotti medicinali dei monaci, celebri per la loro arte speziale.

E’ tuttora presente la zona eremitica, con le celle dei monaci (oggi sono 9) e la cella di S. Romualdo la cui visita, in silenzio e attenzione, permette di percepire l’atmosfera di una scelta di vita di solitudine e preghiera.


COSA MaNGIARE

Il raviggiolo è un tipico formaggio fresco e molle di latte vaccino oppure, occasionalmente, ovicaprino. Per prepararlo si aggiunge il caglio al latte fresco, si lascia coagulare per poco tempo e si fa scolare, senza rompere la cagliata. E’ un Presidio Slow Food.

Il primo documento che ne dà notizia risale al 1515, a proposito di una donazione a Papa Leone X. Anticamente veniva preparato subito dopo la mungitura, nel periodo invernale, per conservarlo meglio sfruttando le basse temperature.

Il grande gastronomo ottocentesco Pellegrino Artusi lo inserì nella sua celebre opera “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene”, consigliando di mettere questo formaggio nel ripieno dei cappelletti.


DOVE DORMIRE

Rifugio non custodito Onorio Mellini; apre solo su prenotazione. Tel. 0575 561273


Campeggio Il Capanno, sopra Badia Prataglia (25 minuti a piedi). Tel. 366 176 8496


Rifugio Casanova, appena prima di Badia Prataglia (10 minuti a piedi). Tel. 0575 559897


Albergo La Foresta, a Badia Prataglia. Tel. 0575 559009


Pensione Giardino, a Badia Prataglia. Tel. 0575 559016

COME ARRIVARE

Punto di partenza raggiungibile in macchina.


Punto di partenza NON raggiungibile in bus.

La località raggiungibile con il bus più vicina è Papiano, partendo dalla città di Firenze.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“Le foreste sembrano esistere apposta per difendere la sacralità di Camaldoli: nulla scalfisce il silenzio dell’eremo”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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