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Tappa

221

Rapolla > Venosa

Lunghezza
16.4
Km
Difficoltà*
T
Dislivello*
+
437
m
-
451
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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54956165
Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Una tappa facile e molto scorrevole, tra alberi di querce e ulivi, ci conduce nel bellissimo borgo di Venosa.

Note particolari

Lungo la via si possono incontrare cani randagi, generalmente mansueti: prestare comunque attenzione.

Bellezza
periodo
Tutto l'anno
PERCORRIBILITà
INTERESSE
Culturale
RAGGIUNGIBILITà
Culturale
PERCORSO

Lasciamo il centro di Rapolla. Superata una grossa fontana, pieghiamo a gomito verso sinistra e saliamo appena fino a circumnavigare il cimitero del paese. Scendiamo (150 m D- circa) gradualmente verso la fiumara L'Arcidiacona; superatola su ponticello, iniziamo una lenta salita (250 m D+ circa), dapprima su strada carrozzabile; rientrati su asfalto, pieghiamo a destra e continuiamo a salire fino a prendere a destra una carrozzabile che, dopo circa 1 km, lasciamo per prendere una strada sulla sinistra.

Scendiamo (200 m D- circa) lentamente fino a un piccolo torrente, lo guadiamo, saliamo appena fino a svalicare; dopo una discesina, una piccola rampa ci conduce al bellissimo borgo di Candela.


COSA SAPERE

I primi ad insediarsi nel territorio di Venosa furono i Dauni insieme ai Lucani, due popoli di origine diversa: i primi provenivano dall'altra sponda dell'Adriatico, i secondi facevano parte del ceppo italico ed erano probabilmente il risultato di una Primavera Sacra (rito delle popolazioni italiche per cui una generazione veniva “sacrificata”, cioè spinta ad allontanarsi per andare ad occupare una nuovo insediamento).

I Lucani arrivarono intorno al V secolo nella terra che prese da loro il nome, la Lucania; di lingua osca adottarono presto l'alfabeto greco usato nel Sud-Italia. Combatterono numerose battaglie nelle guerre sannitiche schierandosi saltuariamente con entrambi i fronti.

Durante la battaglia di Canne i Lucani, come le altre popolazioni del Sud-Italia, si schierarono con Annibale - facendo infuriare i Romani, che non perdonarono mai il tradimento. Parteciparono alla Guerra Sociale per ottenere la cittadinanza romana e furono, con i Sanniti, gli ultimi ad arrendersi e gli unici a non avere la cittadinanza quando i Romani infine la concessero ai popoli italici.

Il generale Silla rase al suolo diverse città lucane in seguito alle guerre civili e da quel periodo in poi la romanizzazione della Lucania e del suo popolo fu inevitabile.


La città di Venosa ha dato i natali a importanti personaggi storici.

Nel 65 a.C. vi nacque il poeta romano Quinto Orazio Flacco, più noto come Orazio: uno dei più grandi poeti dell'età antica, maestro di stile dalla tagliente ironia. Il padre era esattore delle aste pubbliche nella neonata colonia romana di Venusia, sorta al termine delle guerre tra Roma e i Sanniti). Il poeta, dopo aver studiato a Roma e ad Atene, abbracciò la corrente epicurea che placava la paura della morte con una filosofia incentrata sul presente e sui genuini piaceri di una buona esistenza.

È di Orazio la celebre locuzione, usata ancora oggi, carpe diem (“cogli l'attimo”).


Nel 1232 nel castello di Venosa nacque Manfredi, figlio di Federico II e di Bianca Lancia, futuro re degli Svevi. La sua sconfitta nella battaglia di Benevento nel 1266 segnò il passaggio dalla dominazione sveva a quella angioina nel Sud-Italia.


A Venosa nel periodo aragonese erano feudatari i Gesualdo e nel 1566 vi nacque Carlo Gesualdo, principe di Venosa, grande musicista e compositore.

Vissuto prima a Napoli e poi a Gesualdo, fu innovatore del linguaggio musicale attraverso una complessa struttura armonica che ne fece uno dei maestri della musica polifonica; compose musica sacra e numerosi madrigali ed eccelse tanto da meritarsi l'appellativo di Principe dei Musici. A lungo dimenticato, nel XX secolo Gesualdo fu riscoperto e molto apprezzato - tanto che Igor' Fëdorovič Stravinskij ricompose per strumenti tre suoi madrigali.

La sua notorietà da musicista è pari a quella che raggiunse per aver ucciso sua moglie Maria d'Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, colti in flagrante nel letto coniugale.

COSA VEDERE

Simbolo di Venosa è l'imponente castello aragonese, costruito nel 1470 dal duca Pirro del Balzo: rappresenta uno splendido esempio di fortificazione a pianta quadrata, arricchita da quattro torri cilindriche agli angoli.

Il castello venne edificato al posto di una cattedrale romanica costruita su cisterne dell'età romana. Oggi, all'interno del castello si trova il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, che contiene numerosi manufatti che vanno dall'epoca preromana a quella normanna; un'altra sezione è composta dai reperti rinvenuti nell'area archeologica di Notarchirico, dove, nel 1979, sono stati trovati resti di animali di grossa taglia (elefanti, bisonti, rinoceronti) e il femore di una femmina adulta di homo erectus risalenti all'era paleolitica - oltre 300 mila anni fa!

Per maggiori info su orari e biglietti, si veda il seguente LINK.


Poco fuori il centro abitato si possono ammirare le rovine romane di quella che fu la città di Venusia.

Furono i Borboni i primi ad avviare una campagna di scavi nel XIX secolo, trovandovi numerosi bronzi, terrecotte e monete; dopo aver portato i reperti a Napoli, i resti degli edifici furono nuovamente interrati. Soltanto nel 1935 una nuova campagna di scavi permise di fare emergere le meraviglie del parco archeologico, in particolare l'anfiteatro e le terme.

L'anfiteatro, sviluppato su tre livelli di gradinate, poteva ospitare fino a diecimila spettatori (le statue e i monumenti che lo adornavano sono stati trasferiti al Museo Archeologico di Venosa).

Nel luogo dove sorgeva il complesso termale si possono ancora ammirare i mosaici a motivi marini che decoravano le vasche.


Accanto alle rovine romane sorge il complesso della Santissima Trinità, area riconosciuta come monumento nazionale già dal 1897.

Il complesso, costruito sopra un tempio pagano dedicato ad Imene, è composto da due chiese: la chiesa vecchia, costruita nel periodo paleocristiano (V-VI secolo) e modificata da Longobardi e Svevi, e la chiesa nuova, o chiesa incompiuta - così chiamata poiché mai portata a termine.

La chiesa antica, composta da tre navate, è grande ben 1.000 mq e contiene due magnifiche fonti battesimali, una di forma esagonale l'altra a forma di croce, e la colonna dell'amicizia (la tradizione vuole che girarvi intorno tenendosi per mano sia un presagio di eterna amicizia). La costruzione della nuova chiesa iniziò tra l'XI e il XII secolo usando i resti delle vicine rovine romane; non venne mai portata a termine perché i monaci benedettini finirono i fondi e dovettero sopprimere il monastero presente a Venosa.


Nel I secolo d.C., durante l'età imperiale, si insediarono a Venosa alcune comunità ebraiche, tra le prime arrivate in Italia. A testimonianza di questa presenza, sulla collina della Maddalena (poco fuori Venosa) sono state ritrovate delle catacombe. Scoperte a metà Ottocento, sono state valorizzate a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo.

Le sepolture sono ricche di iconografie ebraiche; poco distante è presente un'altra struttura con iconografie cristiane, a testimonianza della convivenza pacifica fra le due comunità. I ritrovamenti delle catacombe ebraiche sono tra le migliori testimonianze dell'ebraismo in Sud-Italia.


COSA MaNGIARE

Un salume tipico dell'area tra la Basilicata e la puglia è il pezzente, preparato con le parti più povere, ma saporite, del maiale.

Storicamente veniva preparato con le frattaglie (fegato, milza e polmoni); in tempi più recenti si usano gli scarti della macellazione con aggiunta di una buona parte di grasso del maiale. Al tutto vengono aggiunte le spezie (semi di finocchio, peperone secco in polvere), quindi il salume viene lasciato stagionare. In passato veniva usato prevalentemente per insaporire i sughi, in particolare il ragù, oppure per insaporire la minestra, chiamata minestra maritata.

DOVE DORMIRE

Eremiti del Cerreto, a circa 2 km da Venosa. Tel. 388 815 0694


A Venosa sono presenti numerose strutture ricettive.


COME ARRIVARE

Punto di partenza raggiungibile in macchina.


Punto di partenza raggiungibile in bus partendo dalla città di Potenza.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“All'Eremo di Cerreto ci accoglie l'eclettico padre Cesare, che racconta la sua scelta di vita da... milanese pentito”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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