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Tappa

26

Rifugio Pian di Cengia > Misurina

Lunghezza
20,8
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
949
m
-
1733
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

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52701116
Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Questa tappa è stata documentata grazie al contributo di Gilberto Mazza.


Tappa leggendaria: lunga e abbastanza faticosa, con un'ultima parte (che si può tagliare) più complicata del previsto, ma decisamente una delle più belle di tutto l’arco alpino.

Siamo al cospetto dei gruppi più famose di tutte le Dolomiti: dalle Tre Cime di Lavaredo ai Cadini di Misurina, alla vista che si gode dal Monte Piana: il Cristallo, la Croda Rossa, il Sorapiss…


Note particolari

Il tratto dal Rifugio Pian di Cengia al Rifugio Locatelli rappresenta una variante al Sentiero Italia (che sale al Locatelli direttamente dal Rifugio Fondovalle), preferita per ammirare lo spettacolo della Croda dei Toni ed evitare il sentiero più battuto.

La tappa è piuttosto lunga ed è bene partire prima dell’alba e godersi l’enrosadira sulle Tre Cime. I più stanchi possono accorciarla notevolmente saltando la deviazione per il Monte Piana e proseguendo sulla strada fino a Misurina.

Il sentiero sulla dorsale del Col di Mezzo non è sempre chiarissimo e occorre aguzzare la vista per individuare i paletti di legno con i segnavia biancorossi.

Lungo il sentiero che percorre il Rinbianco alcuni tratti di riva sono smottati e bisogna aggirare i tratti franati: nulla di complicato.

La salita al Monte Piana “tira” e, nell’ultimo strappo su ghiaione, richiede concentrazione.

Il sentierino che scende dal Monte Piana tagliando i tornanti della strada asfaltata per Misurina è talvolta scosceso: i più stanchi faranno bene a seguire la strada.


Bellezza
periodo
Giugno - Settembre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
RAGGIUNGIBILITà
PERCORSO

Lasciamo il Rifugio Pian di Cengia prima che sorga il sole e, su comodo sentiero, ci dirigiamo verso il Rifugio Locatelli. Dalla Forcella Pian di Cengia (2.522 m) scendiamo agilmente (200 m D- circa) rimanendo a nord del Monte Paterno e costeggiando dall’alto l’Alpe dei Piani; quindi una leggera salitina ci porta al mitico Rifugio Locatelli (2.405 m), proprio mentre le luci dell’alba colorano di rosa le Tre Cime di Lavaredo. Dal rifugio possiamo avventurarci nelle gallerie militari del Monte Paterno (è necessaria la frontale) che offrono dei balconi molto panoramici su entrambi i versanti.

Tornati al Locatelli, attraversiamo le pendici delle Tre Cime; rimanendo sempre su ottimo e largo sentiero, perdiamo quota (200 m D- circa) per poi procedere in saliscendi (qualche facile salitina) fino alla Malga Grava Longia e, poco dopo, alla Forcella Col di Mezzo (2.324 m). Camminiamo per qualche centinaio di metri lungo la panoramica dorsale del Col di Mezzo in direzione nord-ovest, quindi attacchiamo la decisa discesa (500 m D- circa) su sentiero non sempre visibile (prestare attenzione ai segnavia), ripido e talvolta sdrucciolevole.

Infine ci immettiamo sulla strada asfaltata che scende dal Rifugio Auronzo. Poco dopo incontriamo sulla destra una strada carrozzabile che conduce alla Malga Rinbianco (i più stanchi faranno bene a proseguire sulla strada asfaltata fino a Misurina: il resto della tappa richiede un importante sforzo fisico). Presa la carrozzabile, attraversiamo i recinti della malga e scendiamo lungo le rive del Rinbianco, che costeggiamo in falsopiano per un paio di chilometri.

Guadato il torrente, attacchiamo la salita (550 m D+ circa) al Monte Piana. Si prende quota rapidamente tra i pini mughi; superati i 2.200 m troviamo un bivio e prendiamo a sinistra il sentiero diretto alla forcella innanzi; l’ultimo strappo è particolarmente difficoltoso per via del ghiaione che complica la nostra marcia. Una volta in cima, si apre innanzi a noi il grande altopiano del Monte Piana, un museo a cielo aperto della Grande Guerra, pieno di trincee, filo spinato e monumenti commemorativi.

Dopo averlo esplorato in lungo  e in largo, godendoci le viste del Croda Rossa (3.146 m) a ovest, del Cristallo (3.221 m) a sud-ovest e del circo glaciale del Sorapiss (3.205 m) a sud, superiamo la Piramide Carducci – che segna la sommità del Monte Piana, 2.324 m – e cominciamo la lunga discesa (550 m D- circa) verso Misurina. Dal Rifugio Bosi (dove i più stanchi possono spezzare la tappa), prendiamo il ripido sentierino che taglia i tornanti della strada; quindi, alla Forcela Basa (1.880 m) pieghiamo sulla carrozzabile a sinistra e scendiamo più dolcemente fino al Lago d’Antorno; costeggiatolo, seguiamo la strada asfaltata e in breve siamo al Lago di Misurina.


COSA SAPERE

Tra i protagonisti dell’alpinismo primordiale sulle Dolomiti occupano senz’altro un posto d’onore le baronessine ungheresi Rolanda e Ilona Eötvös, figlie del fisico Loránd Eötvös. In un’epoca (inizio Novecento) in cui l’alpinismo, come tutti gli sport, era considerato appannaggio del sesso maschile, le due sorelle (in compagnia di guide locali) compirono scalate importanti e talvolta anche prime assolute, come alla Torre del Diavolo o alla colossale Sud della Tofana di Rozes.

La loro impresa più inaudita fu tuttavia la prima femminile alla Cima Grande, nel 1907. Per sfuggire ai divieti paterni, le due sorelle si calarono di notte dal balcone dell’albergo di Carbonin in cui alloggiavano. Dopo un lungo avvicinamento, all’alba attaccarono la scalata che conclusero in poche ore. Il loro successo suscitò grandissimo scalpore e alla loro famiglia è intitolata la bellissima Cima Eötvös, nel gruppo dei Cadini di Misurina.


Il Monte Piana fu teatro di una delle più lunghe e sanguinose battaglie di posizione della Prima Guerra Mondiale. Per due anni Italiani e Austro-ungarici si fronteggiarono affrontando contemporaneamente i gelidi inverni. L’attacco in massa che gli austriaci realizzarono qui nell’ottobre del 1917 servì a distrarre le truppe italiane, permettendo così la riuscita dell’attacco su vasta scala condotto a Caporetto.

Oggi, la piana è un vero e proprio museo all’aperto, pieno di trincee, gallerie e reticolati.


COSA VEDERE

Sul Monte Paterno è possibile inoltrarsi lungo una galleria realizzata durante la Prima Guerra Mondiale per coprire lo spostamento delle truppe. Al termine della buia galleria, composta da irte rampe di scalini, si arriva alla via ferrata Innerkofler/De Luca, dedicata ai due alpinisti e amici che la Grande Guerra contrappose.

Proprio su questo monte la famosa guida alpina Sepp Innerkofler, che conquistò la vetta nel 1882, trovò la morte, circa la quale ci sono ancora alcune incertezze: si trattò di fuoco amico austriaco o di una pietra lanciata dai soldati italiani che difendevano il monte?


Il Museo Paleontologico Rinaldo Zanardi a Cortina d’Ampezzo è tappa fondamentale per capire l’assoluta particolarità delle Dolomiti Ampezzane. La loro conformazione, unica al mondo, è dovuta a un innalzamento della crosta terrestre che ha portato i fondali marini (di un mare allora caldo come quello dei Caraibi) a formare uno degli spettacoli più belli delle Alpi.

Il museo è dedicato a Rinaldo Zanardi, appassionato di scienze naturali che ha dato un contributo enorme alla ricerca paleontologica.

COSA MaNGIARE

Il baccalà è un piatto presente in tutto il Triveneto. Leggenda vuole che a portare lo stoccafisso essiccato a Venezia sia stato Pietro Querini, celebre nobile e navigatore del XV secolo: nel 1431, a seguito di una tempesta nell’Oceano Atlantico, naufragò col suo equipaggio sulle coste norvegesi, presso le Isole Lofoten, dove fu salvato dai pescatori locali. Da loro imparò i metodi di essicazione, conservazione e preparazione del merluzzo, che in seguito ripropose a Venezia con grande successo.

Il baccalà alla agordina risale al periodo in cui la Serenissima amministrava il Cadore. Viene stracotto nel latte in tranci arrotolati con acciughe, prezzemolo e sale; e tradizionalmente servito frammentato insieme alla polenta gialla, ottima per raccogliere il prezioso sugo.


I casunziei ampezzani, impasto di acqua, farina e poche uova (in passato era privo di uova, usate come preziosa merce di scambio dai contadini), sono contraddistinti dal ripieno di rape rosse.

Vengono conditi con burro e semi di papavero; alcuni aggiungono lo zigar, una ricotta affumicata di capra, davvero speciale. VEDI ARTICOLO


DOVE DORMIRE

Rifugio Bosi, al Monte Piana. Tel. 0435 39034

Camping La Baita, a Misurina. Tel. 0435 39151

A Misurina sono presenti numerose strutture ricettive.


COME ARRIVARE

Punto di partenza NON raggiungibile in macchina.

La località raggiungibile in macchina più vicina è il parcheggio Val Fiscalina.


Punto di partenza NON raggiungibile in bus.

La località raggiungibile con il bus più vicina è Moso, partendo dalla cittadina di Brunico con cambio a Dobbiaco.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.



“Esplorando le gallerie militari del Monte Paterno viene da chiedersi cosa provassero i soldati di un tempo, imprigionati in questi gelidi cunicoli al cospetto di tanta bellezza”

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Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

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