Text Link

Tappa

247

Rifugio Acqua delle Vene > Santuario di Montevergine

Lunghezza
12.6
Km
Difficoltà*
E
Dislivello*
+
712
m
-
625
m
*Cosa vuol dire?

Il simbolo + indica il dislivello positivo (cioè in salita) complessivo della tappa; il simbolo - quello negativo (cioè in discesa).

* Cosa vuol dire?Scarica la traccia GPX

Sempre sul percorso giusto!

Usa l’app Outdooractive per utilizzare le tracce gpx e vivere le tue avventure in sicurezza.

Desktop - iOS - Android

65528489
Punto di partenza
Punto d'arrivo
Punto acqua
Struttura ricettiva
Punto interesse

Tappa abbastanza corta ma non per questo da sottovalutare, con un'impegnativa salita iniziale. Pur non godendo di ampi panorami, apprezziamo l'ambiente boschivo al riparo di giovani faggi.

Note particolari

La traccia sul terreno non è sempre evidente (talvolta è coperta dalle foglie secche, talvolta dall'erba alta) e occorre aguzzare la vista per scorgere i segnavia (tendenzialmente presenti); in generale, bene monitorare la traccia GPS.

La salita iniziale (da dove inizia il sentiero  a Cima Valle di Piedimonte) è molto ripida e sdrucciolevole: da affrontare con calma e cautela.

Punti acqua assenti, portarne buona scorta.

Bellezza
periodo
Marzo - Novembre
PERCORRIBILITà
INTERESSE
RAGGIUNGIBILITà
PERCORSO

Lasciato il rifugio ripercorriamo a ritroso l'ultimo tratto di strada asfaltata della tappa precedente, fino ad arrivare alla sella da cui si diramano i sentieri. Prendiamo la traccia che sale (250 m D+ ca.) nel bosco di faggi e affrontiamo un tratto molto ripido, piuttosto complicato per via del fondo sdrucciolevole (fortunatamente siamo sempre in ombra); giunti sul crinale, pieghiamo verso est e proseguiamo a salire (100 m D+ ca.) verso Cima Valle di Piedimonte (1.582 m), guadagnata la quale seguitiamo su cresta in continuo saliscendi (la traccia non è sempre evidente, teniamo d'occhio la traccia GPS), superando altre cime (Monte Ciesco Bianco, Le Toppole...), con qualche raro scorcio sul vallone sottostante e, oltre, sul Vesuvio e sulla piana di Napoli.

Poi raggiungiamo una strada asfaltata, che conduce ad una vecchia torre di comunicazione abbandonata; giunti all'edificio, prendiamo il sentiero che ne costeggia il bordo destro e, su traccia non sempre facilissima, andiamo perdendo rapidamente quota (200 m D- ca.) fino a immetterci su una strada asfaltata, che prendiamo verso destra; dopo circa 1 km la abbandoniamo e ci immettiamo in una strada sterrata sulla sinistra, sempre all'ombra del bosco. Prendiamo un sentiero sulla destra (occorre prestare attenzione alla segnaletica) e torniamo a salire (200 m D+ ca.), talvolta con qualche strappo, fino a raggiungere una nuova strada asfaltata, che seguiamo per un poco; giunti a un sottopasso, anziché entrarvi prendiamo il sentiero sulla destra e ci dirigiamo verso le antenne televisive; ai loro piedi, prendiamo il sentiero sulla sinistra (inizialmente poco evidente) e attacchiamo l'ultima discesa (200 m D- ca.) che ci regala un bel passaggio panoramico sulla piana di Avellino. Infine, con un breve traverso nel bosco, giungiamo al complesso del santuario di Montevergine.


COSA SAPERE

Il Santuario di Montevergine fu fondato nel 1119 da Guglielmo da Vercelli, santo che nell'iconografia cattolica viene ricordato per " il miracolo del lupo": riuscì a rendere mansueto un lupo che gli aveva sbranato l’asino da lavoro e da quel momento il lupo prese il posto dell'asino nelle mansioni quotidiane - un San Francesco ante litteram.

Secondo la leggenda, Guglielmo, apostolo e pellegrino dalla vita avventurosa, decise di fermarsi in eremitaggio alle pendici del Monte Partenio a seguito di un'aggressione subita mentre era in pellegrinaggio verso Gerusalemme. Raggiunto da alcuni discepoli diede vita alla Congregazione Verginiana dell'Ordine di San Benedetto e al monastero, consacrato nel 1124 dal vescovo di Avellino.

Nonostante i numerosi discepoli e i diversi monasteri fondati, Guglielmo non fondò un suo ordine e rimase fedele allo spirito ascetico mariano: ancora oggi i monaci di Montevergine, pur appartenendo all'ordine benedettino, indossano il saio bianco invece che il classico nero, proprio in onore della Madonna.

Fin dalla nascita, il monastero fu luogo di pellegrinaggio e devozione; in particolare, fra il XII e il XV secolo visse un periodo di splendore grazie ai doni dei potenti dell'epoca. Durante la Seconda Guerra Mondiale il monastero custodì la Sacra Sindone di Torino, preservandola dai bombardamenti e dai nazisti che volevano trafugarla.


La Madonna di Montevergine è il punto di riferimento per il mondo LGBT campano che non vuole rinnegare la propria fede cristiana. Infatti, ogni 2 febbraio, nel giorno della Candelora, i cosiddetti femminielli salgono al santuario per rendere onore a "Mamma Schiavona".

La Madonna di Montevergine è chiamata così perché a differenza delle altre sei madonne campane è raffigurata con la carnagione scura. E’ diventata simbolo di tolleranza verso il mondo omosessuale per un miracolo compiuto nel 1256: si narra che due uomini, accusati di omosessualità, siano stati legati nudi ad un albero perchè morissero di stenti. La Madonna, colta da compassione per i due innamorati, intervenne scaldandoli con la sua luce e liberandoli.

Un'altra leggenda a cui si fa risalire la juta dei Femminielli è quella legata al culto di Cibele: prima del santuario, in quest'area, era presente un tempio dedicato alla dea romana e i sacerdoti del tempio (i Coribanti) usavano spesso sgargianti vestiti femminili durante le danze e i riti orgiastici che celebravano la nascita di una nuova identità. Ancora oggi, il giorno della Candelora è un giorno di festa in cui il santuario si riempie di danza, di musica e in cui si celebra l'orgoglio di essere sé stessi.


COSA VEDERE

All'interno del santuario è presente la raffigurazione della Madonna nera, dipinta su enormi tavole di pino alte 4 metri e mezzo e larghe due.

Il motivo per cui l'effige della Madonna di Montevergine è di pelle scura è avvolto dal mistero e non è chiara quale sia la sua origine. Nel XVII secolo, ha preso piede la voce che l'icona fosse stata dipinta da San Luca e che dal Medio Oriente sia giunta fino a qui. La provenienza dal mondo bizantino sembra assodata, ma non si riesce ancora a capire quale sia stata la sua storia.


Non distante da Mercogliano c’è il borgo arroccato di Capocastello, di cui si può ammirare la struttura architettonica medievale ben conservata. Oltre alle mura e alle rovine del castello distrutto dal terremoto del 1656, è presente l'Antiquarium, inaugurato nel 2009, che contiene numerosi reperti del periodo angioino-aragonese.

In estate, il borgo è animato dall’iniziativa Castellarte, un festival internazionale di artisti di strada.


Nella vicina città di Avellino il 12 agosto si può assistere al Palio della Botte, in cui le sette contrade della città si sfidano ad una gara di velocità conducendo una botte lungo li Corso Umberto primo.


COSA MaNGIARE

Presso il santuario è possibile acquistare il liquore Anthemis, realizzato dai sapienti monaci che tramandano la secolare tradizione utilizzando la pianta officinale Matricaria Parthenium o Anthemis del Partenio.

Il liquore dalle preziose proprietà digestive è contraddistinto dal colore verde acceso, colore distintivo della città di Avellino che si contrappone al giallo zafferano del liquore Strega, della città di Benevento.


DOVE DORMIRE

Foresteria del Santuario di Montevergine. Tel. 0825 72924

COME ARRIVARE

Punto di partenza raggiungibile in macchina.


Punto di partenza NON raggiungibile in bus.

La località raggiungibile con il bus più vicina è Pietrastornina, partendo dalla città di Avellino.

Qui il LINK per controllare gli orari.


Punto di partenza NON raggiungibile in treno.


“Al fresco della foresteria del Santuario, ci godiamo la sensazione di una vita monastica di fatta di silenzi e meditazione”

Lasciati ispirare

Va' Sentiero è anche un libro edito da Rizzoli!

Disponibile in tutte le librerie, il libro propone 25 itinerari dal Sentiero Italia, dalle Valli del Natisone fino alla Barbagia, di varia lunghezza e difficoltà, per chi vuole partire alla scoperta del trekking più lungo del mondo.  

Scritto da Yuri e corredato dalle foto di Sara e dalle mappe di Montura, è insieme un racconto e un atlante sparso e ispirazionale delle Terre Alte, tratto dall'esperienza in spedizione: una miscellanea di aneddoti, sapori, incontri e sensazioni... un motivo in più per fare lo zaino!

ordina la tua copia!